Il branding è ovunque. Anzi, diciamola tutta: oggi tutto è branding. Dai biscotti artigianali che sembrano usciti da una moodboard di Pinterest, al tool di project management che si veste da guru della mindfulness. Ma in questa giungla di loghi, palette pastello e font eleganti, una domanda si fa sempre più urgente: stiamo costruendo brand o miraggi?
Oltre la carta da parati
Negli ultimi anni, il branding è diventato la carta da parati preferita del marketing. Tutto deve essere "bello da vedere". Ma dietro la facciata, spesso, il vuoto cosmico. Niente tono di voce riconoscibile, nessun posizionamento chiaro, zero valori veri da comunicare. Solo un look. Come se l'identità di marca potesse essere ridotta a un esercizio estetico, buono per le slide ma povero di senso.
La verità? Un brand non si costruisce con un logo carino. Si costruisce con coerenza, relazione e verità. E richiede una dote che il marketing da social fatica a digerire: pazienza.
Il branding decorativo e i suoi effetti collaterali
Fare branding solo per piacere al feed di Instagram o per vincere un premio grafico è come truccarsi per andare a dormire: inutile e un po' inquietante. L'effetto è quello di creare marche-bolla, belle ma fragili. Aziende che sembrano tutto e niente, intercambiabili come le etichette di una bottiglia di gin.
Un brand decorativo ha vita breve. Perché quando arriva la crisi, il cambiamento, la complessità, servono fondamenta solide. Non basta una palette trendy per affrontare i momenti storti: serve un senso, una direzione, un racconto credibile.
Branding autentico: la sostanza prima dell'apparenza
Il branding autentico è un'altra storia. È fatto di identità vere, riconoscibili, magari imperfette ma sempre coerenti. È il risultato di una costruzione profonda, che parte da chi sei davvero (non da cosa piace alla gente).
Autenticità non vuol dire improvvisazione, attenzione: richiede metodo, ascolto e una certa dose di coraggio. Perché essere autentici vuol dire anche prendere posizione, e non sempre sarà comodo.
Un brand autentico non cerca di piacere a tutti. Cerca di parlare bene con chi conta davvero: le persone giuste. E per farlo, serve una narrazione su misura, costruita con cura artigianale.
Una questione di relazione (e di rispetto)
Un brand vero non è solo il vestito dell'azienda, è il suo modo di stare al mondo. E questo vuol dire anche rispettare chi lo incontra: clienti, collaboratori, stakeholder. Raccontare bugie con una bella veste grafica non è branding. È truffa visiva.
Il branding che funziona costruisce relazioni, non solo conversioni. Ascolta, evolve, si prende cura. E lo fa sempre con coerenza, perché sa che la fiducia è una moneta preziosa. Facile da perdere, difficile da riconquistare.
E quindi, brand o miraggio?
Il branding autentico è una scommessa sul lungo periodo. Non ti promette scorciatoie, ma ti regala basi solide su cui costruire. Il branding decorativo, invece, è un fuoco d'artificio: dura poco, fa rumore, poi sparisce.
In Opificio scegliamo sempre la prima strada. Anche se richiede più tempo, anche se costa più fatica. Perché è l'unica che può portare lontano.