"Il design è un intento espresso visivamente."
Cosa succede quando una delle voci più autorevoli del design contemporaneo intervista le menti più brillanti del nostro tempo? Nasce un libro che è insieme un saggio, una raccolta di conversazioni e una dichiarazione d’amore per il pensiero progettuale: Why Design Matters, di Debbie Millman.
Millman – designer, scrittrice, podcaster e insegnante – ha raccolto in questo volume alcune delle interviste più significative tratte dall’omonimo podcast. Il risultato è una lettura densa e variegata, un viaggio nelle menti di artisti, scrittori, imprenditori, creativi e visionari che, ognuno a suo modo, interpreta il design come chiave per comprendere (e migliorare) la realtà.
Un libro da sottolineare, rileggere, discutere
Why Design Matters non è un libro tecnico. È una raccolta di storie. Alcune ti fanno venir voglia di alzarti in piedi e progettare il mondo. Altre ti fanno venire voglia di sederti e ascoltare, come davanti a un camino acceso.
C’è la voce di Marina Abramović che racconta cosa significhi attraversare i limiti del corpo e della mente. C’è quella di Alain de Botton che riflette sul ruolo dell’arte e dell’estetica nella vita quotidiana. C’è il tono accogliente di Ira Glass e la visionarietà di Amanda Palmer.
Il pregio di Millman è saper tirare fuori da ogni intervistato qualcosa di autentico. E soprattutto, è saper ascoltare. Una qualità rara, specie in un mondo (anche quello del design) spesso più incline a mostrare che a comprendere.
Il design come scelta esistenziale
Nel libro, il design smette di essere un settore professionale e diventa una postura. Un modo di osservare il mondo, coglierne le disfunzioni e proporre soluzioni. A volte estetiche, a volte narrative, a volte esistenziali.
Questa prospettiva risuona profondamente con il nostro lavoro in Opificio: ogni progetto che affrontiamo è una domanda al mondo. Ogni logo, ogni sito, ogni strategia di comunicazione è una risposta pensata, un tentativo di rendere più chiara, utile o bella una relazione tra persone.
Cosa ci portiamo a casa
Se dovessimo sintetizzare il valore del libro in una manciata di takeaway operativi, ecco i più evidenti:
- L’ascolto è progettazione: saper ascoltare davvero le persone (clienti, utenti, collaboratori) è la base per creare qualcosa di significativo.
- Il design è ovunque: ogni scelta che facciamo comunica qualcosa. La progettazione non inizia con un brief e non finisce con una consegna.
- La vulnerabilità è un asset: mostrare le proprie fragilità, dubbi e domande può aprire strade creative più profonde e inaspettate.
Un consiglio (da lamantino)
Non leggetelo tutto d’un fiato. Why Design Matters è uno di quei libri che vanno centellinati. Un’intervista alla volta, magari prima di una riunione importante o nei momenti in cui serve una spinta di senso.
E se vi capita, ascoltate anche il podcast. Perché sentire le voci, i respiri e le pause aggiunge un altro livello di profondità a queste conversazioni.
È l’inizio di una conversazione, magari davanti a un caffè, reale o virtuale che sia.
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Promesso: niente automatismi, solo lamantini veri (con tastiera e cervello ben accesi).