Opificio Lamantini Anonimi
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31 lug 2025

Serverless e sostenibilità: tecnologia che fa bene al business e all'ambiente

Il legame tra tecnologie leggere e sostenibilità ambientale

"Serverless è sinonimo di efficienza e sostenibilità."

Quando la leggerezza conta davvero

C'è un malinteso diffuso che associa la sostenibilità a qualcosa di etereo, quasi poetico, mentre nel mondo del digitale, sostenibilità è una parola molto concreta. E spesso si misura in watt, in secondi, in costi evitati. Il modello serverless è uno di quei casi in cui la leggerezza non è una moda, ma una scelta di struttura, strategica e a basso impatto. Non solo riduce le emissioni, ma alleggerisce anche il lavoro delle aziende.

Cos'è davvero il serverless (spoiler: non è senza server)

Il termine "serverless" è un po' birichino. Perché di server ce ne sono eccome, ma il punto è che chi sviluppa e gestisce applicazioni non deve più preoccuparsene. L'infrastruttura viene gestita da terzi (come AWS, Google Cloud, Azure) e il codice viene eseguito solo quando serve. Si paga a consumo, e si usa solo ciò che serve, quando serve. Come un car sharing della potenza computazionale.

Perché è sostenibile

Un'applicazione serverless si attiva solo quando ci sono richieste da elaborare. Questo significa meno risorse consumate in standby, meno sprechi, meno sovradimensionamenti. Tradotto: meno data center accesi a vuoto, meno energia sprecata per mantenere in vita macchine che stanno solo aspettando.

Ma c'è di più. I provider di servizi serverless investono moltissimo in data center ottimizzati, spesso alimentati da energie rinnovabili, con sistemi di raffreddamento avanzati, e pratiche di efficientamento continuo. Un singolo sviluppatore difficilmente potrebbe fare lo stesso da solo.

Vantaggi per il business (e per chi ci lavora dentro)

Serverless non è solo una scelta green, è una scelta smart. Per le aziende significa:

  • Meno costi infrastrutturali: paghi solo ciò che usi.
  • Scalabilità automatica: il sistema si adatta al carico, senza dover intervenire manualmente.
  • Tempo risparmiato: gli sviluppatori possono concentrarsi sul codice e sulle funzionalità, non sulla gestione dei server.

E per i team interni, significa più serenità, più spazio per la creatività, meno stress da allarmi notturni per server caduti. Una tecnologia che si prende cura dell’ambiente, ma anche delle persone.

Il caso Hail: serverless con il turbo

Tra le startup nate e cresciute in Opificio Lamantini Anonimi c'è Hail, un gestionale social per il mondo del push dent repair. Un mercato di nicchia e globale, che richiedeva una tecnologia capace di essere leggera, scalabile e pronta a girare in qualsiasi angolo del pianeta.

Per questo Hail ha scelto una infrastruttura serverless fin dall'inizio. Risultato? Applicazione snella, rapida da aggiornare, capace di gestire picchi di traffico improvvisi senza colpo ferire. E in più, con un impatto ambientale minimo, grazie all'uso di risorse cloud ottimizzate.

La sostenibilità non è un premio di consolazione

Troppo spesso si pensa alla sostenibilità come a qualcosa da fare "in più", una voce di costo da aggiungere a progetto finito. Ma nel digitale, la sostenibilità è un'ottima strategia fin dal primo giorno. Il serverless lo dimostra: scegliere architetture leggere e intelligenti è un modo concreto per risparmiare risorse, energie, tempo.

E se ci pensiamo bene, è anche un modo per fare la cosa giusta senza fare i santi. Una buona pratica che si traduce in vantaggio competitivo.

Per chi è il serverless? (spoiler: non solo per startup)

Pensare che il serverless sia roba da smanettoni o da startup in fase seed è un errore. Oggi aziende di ogni dimensione stanno migrando verso architetture serverless:

  • per ridurre i costi operativi,
  • per migliorare la resilienza delle proprie applicazioni,
  • per accelerare il time-to-market.

Che tu stia lanciando un'app o gestendo un portale da milioni di utenti, il modello serverless può fare la differenza.

Una questione di mindset (e di pianificazione)

Adottare il serverless richiede un cambio di prospettiva. Bisogna pensare a sistemi reattivi, modulari, dove il concetto di "server sempre acceso" perde di senso. Ma richiede anche una buona progettazione a monte, per evitare inefficienze o costi nascosti.

Come in ogni processo evolutivo, non basta il tool, serve cultura. Serve un team consapevole, capace di progettare pensando alla scalabilità, alla resilienza e all'impatto. Serve una visione.

Il punto

Il serverless non è la bacchetta magica della sostenibilità, ma è sicuramente un passo avanti. È un invito a ripensare il modo in cui costruiamo e gestiamo la tecnologia. È una strada concreta per un digitale più etico, più efficiente, più umano.

E alla fine, è anche una lezione di eleganza: usare solo ciò che serve, quando serve. Proprio come i lamantini.

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Promesso: niente automatismi, solo lamantini veri (con tastiera e cervello ben accesi).