Opificio Lamantini Anonimi
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09 feb 2025
Come (non) si comunica una startup in fase di lancio
Spoiler: il logo bellissimo non basta. E nemmeno il pitch perfetto.

"Ogni startup nasce due volte: la prima quando prende forma, la seconda quando impara a raccontarsi."

C’è vita oltre il logo

Lanciare una startup è come inaugurare una nave spaziale. Tutto luccica, l’adrenalina è alle stelle, ma ci si dimentica che là fuori c’è il vuoto siderale. E quel vuoto va colmato con una cosa sola: comunicazione.

Non parliamo di storytelling patinato o pubblicità martellante, ma della capacità di creare connessioni autentiche, di rendere chiaro a chi serve questa idea, perché esiste, e perché dovrebbe importarci.

Molti founder investono mesi (o anni) nel perfezionare il prodotto, e dieci minuti nel pensare come raccontarlo. Peccato che il mondo non si innamori di un’idea. Si innamora di una storia.

Il fascino pericoloso del branding lampo

Sì, l’identità visiva è fondamentale. Noi lamantini ce ne occupiamo con dedizione artigiana. Ma il rebranding non è un cerotto sopra una ferita aperta, né un incantesimo che trasforma una beta zoppicante in un unicorno.

Troppe startup si aggrappano all’estetica prima ancora di avere chiara la strategia. O peggio: la affidano a chi non sa leggere il contesto. Il risultato? Brand belli ma vuoti, come certe presentazioni in Keynote dove tutto scorre ma niente rimane.

Fare branding per una startup significa prima di tutto allineare chi sei, cosa fai, come lo fai, e perché lo fai – con una voce coerente, credibile, umana.

Raccontarsi

mentre

si costruisce

Aspettare di essere “pronti” per iniziare a comunicare è uno dei più grandi errori. La verità è che nessuna startup è mai davvero pronta. Il prodotto evolve, il mercato pure, il team cambia idea dieci volte al giorno. Bene così.

Ma in mezzo a questo caos, la comunicazione è ancora più cruciale: raccontare il percorso, mostrare i tentativi, condividere i dubbi. Le persone non si affezionano alla perfezione, ma alla trasparenza.

Comunicare significa anche testare: ogni post, ogni newsletter, ogni pagina del sito è un piccolo esperimento per capire se stiamo parlando con le persone giuste.

Non è una questione di budget, ma di coraggio

Molti founder si giustificano con la frase “non abbiamo budget per il marketing ora”. Eppure poi spendono capitali in dev, consulenze, fieraX a Las Vegas.

Comunicare bene non significa “fare ADV”. Significa sapere chi sei, con chi parli e cosa vuoi ottenere. Una strategia editoriale ben fatta (e aggiornata con costanza) vale oro. Anche se all’inizio è scritta in Google Docs e pubblicata dal co-founder il sabato sera.

E serve coraggio: per dire cose vere, per osare un tono diverso, per uscire dal rumore bianco dei “disruptive, scalable, AI-powered solution”.

Il valore non si dichiara, si dimostra

Infine, un consiglio spassionato: smettetela di dire che la vostra startup è “innovativa”. Dimostratelo. Raccontate il problema che risolvete. Fatelo con parole vostre. Fatelo meglio degli altri.

Fate parlare le persone che vi hanno scelto, condividete una vittoria, una lezione imparata. Fate vedere come ci arrivate, non solo dove volete andare.

La comunicazione non è una coda del progetto. È parte integrante del prodotto. E se volete che la vostra startup emerga, serve qualcuno che la sappia raccontare – con empatia, con chiarezza, con stile.

Che sia un’idea, una curiosità, una sfida da affrontare, per noi non è mai “solo un contatto”.

È l’inizio di una conversazione, magari davanti a un caffè, reale o virtuale che sia.

Compila il form qui sotto e raccontaci cosa ti passa per la testa.

Promesso: niente automatismi, solo lamantini veri (con tastiera e cervello ben accesi).