La sostenibilità non si certifica con un NFT verde
Negli ultimi anni, parlare di blockchain e sostenibilità è diventato più una moda che una missione. Molti progetti si sono colorati di verde solo in superficie, adottando il linguaggio dell'ecologia per nascondere sistemi poco trasparenti, energivori o del tutto scollegati da logiche realmente sostenibili. Il greenwashing, in questo settore, è più presente di quanto si voglia ammettere.
Eppure, esistono realtà che fanno sul serio: utilizzano la blockchain per generare valore ambientale, per tracciare filiere etiche, per certificare impatti positivi. Sono meno rumorose, più tecniche, spesso complesse. Ma sono anche, e soprattutto, credibili.
Perché la blockchain ha bisogno di ripulirsi
L'architettura stessa della blockchain – specie in versioni come quella di Bitcoin – è stata oggetto di critiche per l'enorme consumo energetico. Il meccanismo di consenso "Proof of Work" richiede una potenza di calcolo elevatissima e, di conseguenza, grandi quantità di energia.
Questo ha generato due tipi di reazioni:
- Un allontanamento di chi considera la blockchain come un modello insostenibile.
- Un'accelerazione verso soluzioni alternative, come il "Proof of Stake" e altre tecnologie meno impattanti.
Il vero cambio di passo, però, arriva quando la blockchain non solo consuma meno, ma inizia ad abilitare processi sostenibili.
Non basta consumare meno. Serve creare valore
La sostenibilità non si misura solo in termini di carbon footprint, ma anche nella capacità di trasformare i modelli produttivi e relazionali. Una blockchain sostenibile non è solo efficiente: è abilitante.
Che cosa significa? Che permette di:
- Tracciare la provenienza dei materiali e garantire filiere etiche.
- Validare certificazioni ambientali in modo trasparente e condiviso.
- Incentivare comportamenti virtuosi tramite smart contract.
- Generare modelli economici circolari, dove il valore creato viene redistribuito.
Vediamo qualche esempio.
I progetti che stanno cambiando le regole del gioco
Regen Network
Una piattaforma che utilizza la blockchain per registrare e premiare pratiche agricole rigenerative. Gli agricoltori che migliorano la salute del suolo, aumentano la biodiversità o catturano carbonio ricevono token come compenso.
Non solo riduzione dell’impatto: qui la blockchain serve a generare un valore ambientale positivo.
Circulor
Utilizzata da giganti come Volvo e BHP, Circulor è una soluzione per tracciare la filiera dei materiali critici come il cobalto o il litio. Permette di verificare se un materiale proviene da fonti etiche, contribuendo alla transizione energetica senza dimenticare i diritti umani.
Energy Web
Una rete decentralizzata che consente di gestire in modo intelligente l’energia rinnovabile. Grazie alla blockchain, si possono bilanciare domanda e offerta in tempo reale, favorendo una maggiore integrazione delle fonti verdi nei sistemi elettrici.
Open Forest Protocol
Un protocollo open source pensato per monitorare progetti di riforestazione in modo trasparente. I dati raccolti (droni, sensori, osservatori locali) vengono salvati su blockchain e verificati da terze parti.
La blockchain, in questo caso, diventa garante della trasparenza e della fiducia in progetti ambientali su larga scala.
Chi controlla i controllori? Il ruolo della governance
Uno degli aspetti più trascurati nei progetti di blockchain sostenibile è la governance. Chi decide le regole? Chi ha il potere di modificare lo smart contract? Quanto è realmente distribuito il sistema?
Una blockchain davvero sostenibile deve essere anche equa e accessibile. La decentralizzazione non è un optional, è una condizione necessaria per garantire trasparenza e inclusione.
I pericoli del green-token
Con la crescita dell’interesse verso la sostenibilità, è aumentato anche il numero di progetti che lanciano token con presunti scopi ecologici. Molti si limitano a promettere una compensazione delle emissioni senza però un modello di impatto misurabile e verificabile.
Un consiglio? Diffidare dei token che non spiegano chiaramente:
- Quale è il loro meccanismo di impatto.
- Come vengono monitorati i risultati.
- Chi certifica le attività finanziate.
La sostenibilità non è uno sticker da appiccicare su un whitepaper.
Un futuro più trasparente, un passo alla volta
La buona notizia è che la comunità sta diventando più consapevole. Investitori, sviluppatori e utenti chiedono standard più elevati, audit indipendenti, metriche pubbliche.
La blockchain, se usata con responsabilità, può diventare uno strumento potente per accompagnare la transizione ecologica.
Ma serve più attenzione. Meno slogan. E una buona dose di sana, vecchia, onestà progettuale.
Perché una blockchain sostenibile è possibile. Ma solo se lo vuole davvero.